fbpx

“Disincontri” di Julio Cortázar

Se scopri che Julio Cortázar ha scritto un racconto in cui il protagonista è un traduttore, che fai, non vai a leggerlo? Che domande, certo che sì. E visto che questo è un blog di traduzione, con la scusa abbiamo colto la palla al balzo, così oggi vi presentiamo la raccolta che lo contiene e che si intitola Disincontri.

Il doppio ruolo di scrittore e traduttore

Prima di parlarvene, però, delineiamo brevemente la figura del Cortázar traduttore, che nasce prima del Cortázar scrittore. Corre l’anno 1938 quando Julio, appena ventitreenne inizia a tradurre brevi testi per alcune riviste nazionali. Fino al 1945 prosegue occupandosi di traduzioni di vario genere, fino a vedersi affidare la prima opera letteraria dall’inglese allo spagnolo, il Robinson Crusoe di Daniel Defoe. Nel 1948, a Buenos Aires, ottiene il diploma di traduttore dalla lingua inglese e francese. Nel 1951 vola a Parigi dove inizia a lavorare come traduttore per l’UNESCO, ruolo che ricoprirà per tutta la vita. Nel 1953, dopo essersi trasferito in Italia con la prima moglie Aurora Bernárdez, traduttrice anche lei, si vede commissionare la traduzione dell’intera opera di Edgar Allan Poe, impresa che lo terrà impegnato per un anno e lo obbligherà a inserire 102 note e, non è uno scherzo, ben 85 pagine di introduzione… alla traduzione!

Non pago, nel 1955 accetta di tradurre Mémoires d’Hadrien (Memorie di Adriano), pubblicato quattro anni prima e considerato il capolavoro di Marguerite Yourcenar (allerta spoiler per chi fa parte del gruppo Telegram #traduzioneacolazione dedicato alle Note del Traduttore: ne parleremo). L’ultima traduzione che il nostro firmerà prima della morte, avvenuta a Parigi nel febbraio del 1984, sarà un testo scritto in francese dalla terza moglie Carol Dunlop. Non c’entra con questo articolo, ma visto che è emerso durante le nostre ricerche, vogliamo condividerlo con voi: nel 1982, Julio e Carol, entrambi gravemente malati, intrapresero un viaggio di 33 giorni a bordo del loro pulmino Volkswagen. Il resoconto di questa esperienza è raccolto nel libro Gli autonauti della cosmostrada. E anche in questo caso, che facciamo, non lo leggiamo? Certo che sì, lo abbiamo già inserito nella lista dei desideri. 😉

Maledetti brevetti!

Ma torniamo agli otto racconti di Deshoras – questo il titolo originale – pubblicati nel 1982 e riproposti dai tipi di SUR nella traduzione di Ilide Carmignani. Iniziamo col dire che, senza dubbio, sono letteratura di grande livello: che piacciano o meno, che li si comprenda oppure no (alcuni andrebbero riletti più di una volta perché non sono così immediati), sono scritti con una prosa ammirevole. Non hanno un filo conduttore, ma in tutti si riconosce la volontà di condividere lo sforzo della creazione letteraria. Che cosa vuol dire raccontare? Si può essere davvero efficaci quando si cerca di riportare sulla pagina un ricordo, una sensazione, un volto? Prendiamo ad esempio Diario per un racconto, il racconto (scusate la ripetizione inevitabile) che ci ha spinto a parlarvi di Disincontri: il protagonista, che è un traduttore, dichiara di non riuscire a ricordare e a descrivere una certa Annabel come vorrebbe. In realtà sembra riuscirci eccome, ma lui continua a pensare di non sapere come renderle giustizia.

Annabel è una prostituta, e come tante sue colleghe lavora nei pressi del porto, per cui molti dei suoi clienti sono uomini di passaggio. Il protagonista del racconto, di cui non sappiamo il nome, ma che potrebbe essere tranquillamente Cortázar stesso, si ritrova inizialmente a tradurre dallo spagnolo all’inglese alcune lettere per conto di quattro prostitute; poi, però, la voce si sparge, ed ecco arrivarne altre, tra cui Annabel, che vuole scrivere a un marinaio inglese di cui si è invaghita. In una pagina del diario che farà sorridere chiunque traduca, viene descritta la prima volta in cui Annabel si presenta nell’ufficio: lui sta lavorando a una traduzione brevettuale, che dichiara apertamente di odiare perché non ci capisce nulla (siamo all’epoca del Peronismo,  altro che Internet, per risolvere i dubbi!). Lei si avvicina indossando una “borsetta di pelle lucida sintetica e due scarpe che non avevano nulla a che vedere con le undici di mattina di un giorno feriale a Buenos Aires”. A quel punto, facendoci sempre sorridere, lui ricorda: “Le chiesi di sedersi, e solo per darmi un tono continuai a tradurre una frase in cui una calandra di calibro intermedio stringeva un misterioso legame di fratellanza con un carter antimagnetico blindato x 2.” Tra il traduttore e Annabelle nascerà un’amicizia, ma non vi sveliamo altro per lasciare a voi il piacere di leggere il racconto.

P.S.: In un articolo del blog del 4 aprile 2021, Ilenia ha parlato di Cortázar anche da un altro punto di vista. L’articolo si intitola Julio Cortázar, scrittore, traduttore e… cronopio. Buona lettura!