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Il bagaglio del traduttore

Il concetto di traduzione come viaggio è stato più volte ripreso in numerose pubblicazioni e il libro che vogliamo consigliarvi oggi per la rubrica #traduzioneacolazione ci spiega che cosa, secondo le autrici, è bene mettere in valigia prima di partire.

Nella quarta di copertina, Testi in viaggio – Incontri fra lingue e culture, attraversamenti di generi e di senso, traduzione, scritto a quattro mani da Emilia Di Martino e Bruna Di Sabato, viene presentato come un “manuale di traduzione nel senso meno letterale del termine”. Già nell’introduzione, poi, ci viene spiegato ciò che “non vuole essere”: né un manuale, né tantomeno una riflessione sul tradurre. Ciò che invece vuole essere, è proprio un bagaglio da portarsi dietro e a cui attingere a seconda delle necessità.

Bene, ma che cosa contiene questo bagaglio? Contiene considerazioni sulle competenze che chi traduce dovrebbe avere; siti web molto utili per costruirsi un’“enciclopedia personale”, di cui al fondo dell’articolo* troverete un paio di esempi che a nostro avviso permettono davvero di approfondire determinati temi legati alla traduzione; consigli su come avvicinarsi a un testo per capire quali sono le sue peculiarità (specialistico, ibrido, elettronico) e da quale, o quali, registri è caratterizzato, con un approfondimento sulla variazione diafasica, cioè le modifiche che un testo fonte subisce per adattarsi al testo di arrivo in base alla situazione comunicativa in cui viene trasposto. Interessante, in questo senso, la gestione della parola morte, che in italiano viene spesso e volentieri evitata (dalle comunicazioni istituzionali agli adattamenti dei cartoni animati per bambini, è un continuo evitare di scrivere le cose per quelle che sono), mentre in inglese è “nuda e cruda”. Ampio spazio viene dato anche alla componente lessicale nel passaggio verso la lingua di arrivo, alla struttura della frase e al diverso uso che inglese e italiano fanno dell’interpunzione.

Particolarmente interessante, per chi come noi è dialoghista di mestiere, ma anche per chi ama la traduzione letteraria, la sezione dedicata alla traduzione dei titoli di film e libri, che spesso subiscono modifiche drastiche da una lingua all’altra perché lo scopo di un titolo è quello di “compattare la massima quantità possibile di informazioni nel minor spazio”. Emblematico, e ormai famoso, l’esempio del film con Jim Carrey e Kate Winslet, Eternal Sunshine of the Spotless Mind, che in italiano è diventato Se mi lasci ti cancello, lasciando quasi intendere che si tratti della classica commediola romantica quando in realtà non lo è affatto. Quale può essere il motivo alla base di una tale scelta? Ingannare tra virgolette il fruitore aumentando il bacino di pubblico. In questa simpatica sezione troverete tanti altri esempi curiosi, come quello di Tutta un’altra musica, libro di Nick Hornby il cui titolo originale, in realtà, riprende quello di una canzone del protagonista, Juliet, Naked. Qui l’addomesticamento è stato scelto per una questione di marketing, ma questa è un’altra storia. Se però vi piacciono i collegamenti ipertestuali tanto quanto piacciono noi, potrete approfondirla leggendo un articolo che Ilenia Gradinello ha scritto per WiP tempo fa, intitolato Design è traduzione. Scoprirete che copertine di libri, traduzioni e marketing hanno alcuni aspetti in comune.

 

*IntraLinea: http://www.intralinea.org/specials/traduzione_paratesti

International Association for Translation and International Studies: https://www.iatis.org/index.php/new-voices-in-translation-studies/item/2335-new-voices-in-translation-studies-23-2020