fbpx

Il traduttore scientifico e la necessità di specializzarsi

La #traduzioneacolazione di oggi verrà servita per @wip_traduzioni su una tavola periodica con i pasticcini in portaprovette e il té in un pallone a tre colli. Sì, il tema è la traduzione scientifica e per parlarne ci affideremo alle parole di Emanuele Vinassa de Regny, fisico che fu, tra i tanti incarichi, anche caporedattore della rivista “Le Scienze”.
Nell’ambito di un intervento che tenne sulla traduzione scientifica, raccontò che entrò nell’editoria proprio a causa di un errore di traduzione. Iniziò quindi come revisore e in seguito divenne traduttore. Per sua esperienza giunse alla conclusione che: “Tradurre la scienza è davvero un’impresa, perché in tema di scienza la maggior parte del pubblico è più o meno cieca, e quindi il traduttore è costretto a spiegare, ma senza la fantasia e la liberà di un personaggio letterario.” La traduzione scientifica deve quindi essere fedele all’originale, senza concessioni a sinonimi o parafrasi, per rendere con precisione il concetto. È pur vero però che, muovendosi in un settore in costante evoluzione, il traduttore può incappare in termini non ancora standardizzati e azzardare in quel caso soluzioni “creative” nella propria lingua. Tuttavia, per potersi assumere una simile responsabilità non basta limitarsi a conoscere la terminologia, occorre anche essere competenti in materia. Per questo spesso i traduttori scientifici sono scienziati “prestati” alla parola. Come esempio di errore dovuto a scarsa competenza , de Regny cita il caso de “Le più grandi invenzioni degli ultimi due millenni”, in cui “analytical engine” divenne “motore analitico”, anziché “macchina analitica”.
Ma un linguista come fa? Dovrà specializzarsi, armandosi di pazienza e buona volontà. Un modo per iniziare è proporsi come rilettore, o proof-reader, di un esperto, usando i suoi testi come base per un buon glossario. Poi occorre studiare, che non significa prendere una seconda laurea, ma documentarsi a fondo. Infine, tanta esperienza, imparando dai propri errori. Il trucco è scegliere un campo che ci interessi davvero e per cui siamo portati.

 

Grazie a Ilenia Gradinello, che ha scritto per noi questo articolo.