La #traduzioneacolazione di oggi ci riporta alla narrativa con un libro da leggere tutto d’un fiato. Un romanzo di Francesca Duranti edito da Rizzoli nel 1984, dalle atmosfere a tratti rarefatte che vede come protagonista Fabrizio Garrone, giovane intellettuale, nato in una famiglia agiata, caduta poi in disgrazia. Come sua unica eredità, porta con sé da Genova a Milano la biblioteca di famiglia e un dipinto raffigurante San Girolamo. Nel capoluogo lombardo lavora come traduttore dal tedesco anche grazie a Mario, amico d’infanzia di Fabrizio ed editore, che all’epoca del disastro finanziario della famiglia Garrone è “già un pezzo avanti sulla strada delle sue ambizioni: vivere con una certa agiatezza, godere di prestigio professionale, conoscere tutti e da tutti essere conosciuto”.
Fabrizio nutre “poco interesse per il presente”, è ancorato ai valori del passato e insofferente verso qualunque forma di commercializzazione della letteratura. Un sognatore perennemente inadeguato alla realtà e incapace di vivere il proprio tempo, conscio però di doversi rimboccare le maniche per arrivare a fine mese e pertanto abituato a esaminare ogni nuovo volume “con l’occhio esercitato del traduttore a un tanto a cartella” e in grado di riconoscere i libri che hanno “il peso opprimente e ingiusto di una fatica mal pagata”.
Un giorno, curiosando tra i titoli di una bancarella di libri usati, si imbatte in una raccolta di elzeviri in cui legge la recensione di un romanzo stampato a Vienna nel 1914 in cento esemplari fuori commercio, un capolavoro il cui valore non sarebbe stato compreso: Das Haus am Mondsee, ovvero La casa sul lago della luna. Da quel momento Fabrizio si convince che l’autore, Fritz Oberhofer, farà di lui un germanista, conferendogli finalmente il riconoscimento che merita. Tuttavia, “per approfittare dell’occasione” dovrà “agire in silenzio e segretezza”. Così parte alla volta dell’Austria, in cerca del romanzo, e dopo una serie di peripezie approda a Mondsee, nei pressi di Salisburgo, dove trova ciò che cercava. Una volta fotocopiato il romanzo, torna a Milano e si immerge nella traduzione lavorando “con accanimento, con esaltazione. […] La lingua tedesca […] scivola, si capovolge, cerca la strada più giusta […]. Sembra che Fritz abbia scritto per essere tradotto da me e che io abbia imparato il tedesco per tradurre lui”. La profonda e ossessiva immedesimazione con l’autore del romanzo e la sua vicenda condurrà Fabrizio in una spirale di eventi che vi terrà con il fiato sospeso, se vorrete accompagnarlo in questo suo viaggio fuori e dentro se stesso.