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La traduzione dei titoli dei film

“Ma chi è che traduce i titoli dei film?!” Alzi la mano chi, almeno una volta, non l’ha pensato. E alzi sempre la mano chi, almeno una volta, non ha lanciato maledizioni a chi in realtà non c’entra un bel niente, cioè le persone che traducono e adattano i dialoghi. Sì, perché ormai è cosa abbastanza risaputa che a scegliere i titoli dei film è principalmente chi li distribuisce. Svelato l’arcano, passiamo a spiegarvi il motivo di questa premessa: la lettura che vi consigliamo oggi è La traduzione dei titoli di film, un libro scritto da Ettore Claudio Iannelli, traduttore e docente di mediazione linguistica presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici “P. M. Loria” di Milano. È una pubblicazione del 1998, quindi il corpus di titoli preso in esame non è aggiornato, però è sufficiente per farsi un’idea delle abitudini “traduttive” dei distributori italiani.

 

Titoli rimasti invariati

La prima parte del libro introduce il concetto di titolo, definendolo sia come entità singola sia in relazione al co-testo, al pubblico e all’autore: “Il titolo è un segnale estetico, che fornisce anticipazione informativa (funzione descrittiva) atto a inserirsi nella sfera culturale dei lettori e a stimolare attese conoscitive indirizzate verso l’opera.” Dopo aver spiegato le caratteristiche di un titolo e delineato i criteri per crearne uno, Iannelli ne elenca le funzioni (distintiva, metatestuale, fàtica, descrittiva, espressiva e appellativa), per poi passare alla parte più “succosa”, ovvero l’analisi dei titoli di film anglofoni prodotti negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Australia e in Nuova Zelanda, e distribuiti in Italia tra il 1993 e il 1998.

Il corpus preso in esame contiene titoli originali, titoli inglesi con sottotitolo italiano, titoli originali abbreviati, titoli originali abbreviati con sottotitolo italiano, titoli originali leggermente mutati, titoli tradotti letteralmente, titoli tradotti liberamente e titoli stravolti. Per brevità, e anche per inclinazioni personali, noi ci soffermeremo su quelli che ci intrigano di più, ovvero quelli rimasti uguali in italiano, quelli tradotti liberamente e quelli stravolti.

Una prima osservazione sui titoli rimasti in originale anche nella versione nostrana è che sono brevi e orecchiabili, e composti per lo più da una o due parole. Si memorizzano facilmente e sono comprensibili nonostante siano in lingua inglese. Qualche esempio?

  • nomi propri / nome + cognome: Aladdin, Emma, Lolita, Forrest Gump, Jane Eire, Wyatt Earp, Rob Roy

 

  • nomi di città / nazioni: Philadelphia, Barcelona, Congo

 

  • sostantivi monosillabici / bisillabici / polisillabici: Sleepers, Scream, Speed, Trainspotting, Waterworld

 

  • coppie di sostantivi / sostantivo-aggettivo: Pulp Fiction, Independence Day, Deep Impact, Dead Man, Mission Impossible, Jurassic Park,

 

  • sostantivi preceduti dall’articolo: The Boxer, The Jackal, The Peacemaker, The Mask, The Informant

 

Sottotitoli-traduzione e sottotitoli-chiarimento

Ci sono poi titoli originali che rimangono sì immutati, ma vengono affiancati da un sottotitolo, come nel caso di Schindler’s List – La lista di Schindler, The Net – Intrappolata nella rete, Flubber – Un professore tra le nuvole, Iron Will – Volontà di vincere, Dead Man Walking – Condannato a morte. Da questo elenco di film, estrapoliamo il primo e il secondo per far notare come in un caso si tratti di un sottotitolo-traduzione e nell’altro di un sottotitolo-chiarimento. I sottotitoli-traduzione “tendono a rispettare le notizie elargite dal titolo inglese”, mentre i sottotitoli-chiarimento aggiungono “informazioni sulla trama del film […] avvicinando il possibile fruitore al messaggio dell’opera, attraendolo, dischiudendo un po’ di più, rispetto all’inglese, la porta che lascia intravedere le mete e gli argomenti del film.” Nel caso di The Net – Intrappolata nella rete, la porta viene dischiusa parecchio, perché il sottotitolo fa qualcosa che il titolo originale non fa: svela al pubblico che la protagonista è una donna, e anticipa che questa donna si trova invischiata in una situazione da cui non riesce a uscire. Un altro esempio di questo tipo è Full Monty – Squattrinati Organizzati, il quale rientra anche nella categoria “titoli originali abbreviati e seguiti da un sottotitolo italiano”, dal momento che in originale è The Full Monty (così come Tim Burton’s The Nightmare Before Christmas, che in italiano perde tutta la prima parte e viene distribuito come Nightmare Before Christmas).

 

Titoli in libertà

Dopo il capitolo dedicato ai titoli originali leggermente mutati, la cui brevità è giustificata dal fatto che il corpus preso in esame da Iannelli ne contempla solo una decina, si passa ai titoli tradotti letteralmente (180 occorrenze), i quali si prestano a una quasi totale corrispondenza nella nostra lingua perché non presentano ostacoli di natura linguistica, culturale o semantica. È il caso di The House of the Spirits (La casa degli spiriti), The Age of the Innocence (L’età dell’innocenza), The Big Lebowski (Il Grande Lebowski), The Crow (Il corvo), Interview with the Vampire (Intervista col vampiro).

Come dicevamo, una delle parti più interessanti dell’analisi riguarda i titoli tradotti liberamente e i titoli stravolti. Partendo dai primi, Iannelli ci spiega che possono fornire informazioni sulla tipologia di film, come Broken Arrow, che diventa Nome in codice: Broken Arrow, o Tomorrow Never Dies, che risulta più chiaro quando gli si accosta il numero identificativo dell’agente segreto più famoso al mondo, 007 – Il domani non muore mai, oppure esplicitare meglio la trama, come ad esempio 12 Monkeys, distribuito in Italia con il titolo L’esercito delle 12 scimmie, e Red Corner, film con Richard Gere che da noi è arrivato con il titolo L’angolo rosso – Colpevole fino a prova contraria. Come potete notare, sono tutti titoli più lunghi del loro corrispettivo inglese, e questo perché il loro scopo è renderli più accattivanti all’occhio del pubblico. Ci sono però anche esempi al contrario, cioè titoli che sono stati accorciati in italiano, forse con l’intenzione di farli memorizzare meglio: prendiamo ad esempio When a man loves a woman, film con Andy Garcia e Meg Ryan, che in italiano è diventato semplicemente Amarsi, oppure The Crow: City of Angels, che perde il sottotitolo e diventa Il corvo 2, o ancora, John Grishman’s The rainmaker, che conosciamo come L’uomo della pioggia.

 

Rubare la bellezza camminando tra le nuvole

I titoli stravolti rappresentano gli esempi più numerosi del corpus. Perché un titolo viene modificato del tutto? Perché “la casa di distribuzione o chi è incaricato di scegliere il nuovo titolo per il pubblico italiano si accorge che il titolo originario non è in grado di veicolare le medesime emozioni che investono la source audience (problemi culturali) o che, scegliendo un altro titolo, lo stesso avrà maggiori possibilità di interessare gli spettatori italiani (strategie di marketing), il titolo inglese viene sostituito da uno nuovo completamente diverso.” Pensiamo ad esempio a Stealing Beauty (Io ballo da sola), The Shawshank Redemption (Le ali della libertà), Legends of the Fall (Vento di passioni), Shallow Grave (Piccoli omicidi tra amici), A Walk in the Clouds (Il profumo del mosto selvatico), Dolores Claiborne (L’ultima eclissi), anche se quest’ultimo sarebbe forse potuto rimanere in originale, visto che è il titolo di un romanzo di Stephen King.

Tornando per un momento a 007, vi lasciamo con un aneddoto molto curioso: Dr. No, primo film della serie di James Bond, uscì negli Stati Uniti nel 1962. Nel 1963 arrivò in Italia, ma con un titolo stravolto, Agente 007: Licenza di uccidere. Tutto bene finché, nel 1989, non uscì 007: Licence to kill. Morale della favola, i distributori dovettero ripiegare su un titolo diverso, e scelsero 007: Vendetta privata.