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Le traduzioni di “Bella ciao”

1) Sta mattina, mi sun levata
mi sun levata, prima del sul
Sun andaita a la finestra
ò veduto il mio primo amor
[…]
Questo è il fiore della Rosina,
che è morta per amor
 
2) Noi alter due farem l’amor
e con quel ciao, le la m’fa ciao
Le la m’di ciao ciao ciao

 

Questi versi vi dicono qualcosa, vero? Il primo appartiene a Fior di Tomba, un canto tradizionale diffuso a metà dell’Ottocento nelle campagne del Nord Italia, il secondo a un altro canto popolare, intitolato La bevanda sonnifera, risalente allo stesso periodo. Di fatto, Fior di Tomba è considerato il precedente di Bella Ciao più riconoscibile. Per una #traduzioneacolazione che cade proprio il 25 aprile, non potevamo non cercare un libro che celebrasse l’inno legato a questa giornata. Conosciuta in tutto il mondo grazie a due parole italiane comprensibili da chiunque, Bella Ciao ha alle spalle una storia a dir poco affascinante e, soprattutto, poco nota, sulle cui origini si è detto tutto e il contrario di tutto. A raccontarcela è Carlo Pestelli, musicista e cantautore, dottore di ricerca in storia della lingua e docente di Linguistica Generale presso la Scuola Universitaria per Interpreti e Traduttori di Torino.

Nella prefazione di Bella ciao – La canzone della libertà, Moni Ovadia (attore teatrale, scrittore, compositore e cantante) ci dice che “Carlo Pestelli ha scritto un bel libro”, e noi confermiamo le sue parole: la lettura scorre che è un piacere. Noi l’abbiamo finito in un paio d’ore, e l’abbiamo trovato avvincente. In 144 pagine, l’autore ci prende per mano e ci accompagna in un racconto fatto di ricerche storiche, fonti documentate, aneddoti, conferme e smentite sulla storia di una canzone che è considerata un canto partigiano anche se, a ben vedere, “versioni frammentarie provenienti dal mondo delle risaie circolavano già nell’anteguerra e […] tracce di questo canto risuonavano già nelle trincee della Prima guerra mondiale”. A proposito di risaie, leggendo il libro scoprirete anche la storia di Giovanna Daffini, classe 1914, la quale sosteneva di aver cantato un testo molto simile a Bella Ciao già negli anni Trenta quando faceva la mondina, salvo poi cambiare versione qualche tempo dopo e perdere così ogni credibilità sull’argomento.

Nel primo capitolo, Se fosse, Pestelli premette che Bella Ciao “è più sfuggente di molte altre e quando è stata sottoposta all’esame del Dna per ricostruirne la genealogia, ha prodotto una serie di ipotesi e di ulteriori interrogativi. […] La sensazione, anche quando le ricerche sono state approfondite, è sempre stata quella di aver raggiunto, più che delle certezze, delle mezze verità”. Non è un caso, quindi, che il secondo capitolo sia intitolato, in maniera emblematica, All’assemblaggio!, proprio a sottolineare il carattere eterogeneo e per nulla statico di un canto che potremmo definire una sorta di Frankenstein musicale.

Esaurito l’appassionante discorso sulle origini di Bella Ciao, l’autore ci ricorda quali sono state le interpretazioni più celebri dell’inno, da quella dei Modena City Ramblers a quella dell’artista bosniaco Goran Bregović, che la canta in italiano nel suo stile balcanico inconfondibile, da quella di Manu Chao a quella dei Chumbawamba, gruppo punk rock anni Novanta. Cliccando sul nome di ogni artista potrete farle risuonare per casa, o ovunque vi troviate, riscoprendo l’emozione che, da sempre, questo brano è in grado di suscitare.

E ora veniamo al motivo per cui abbiamo voluto leggere questo libro per la rubrica: la traduzione di Bella Ciao, un canto che “suona per una moltitudine di popoli” in più di 40 lingue, e in certi casi in due o tre versioni diverse per lingua, come nel caso dell’ungherese, del polacco e del turco. Gli unici a cantarla in lingua originale, e quindi in italiano, sono i francesi. Pestelli ci segnala anche una versione del 2002 tradotta in sinto piemontese, variante regionale del romani diffuso tra i rom delle Alpi Occidentali. Oltre alle esecuzioni fedeli, poi, ne esistono altre più insolite, come quella danese, in cui il messaggio originale si perde quasi completamente perché adattato per essere l’inno di una delle due squadre di calcio più forti della Danimarca. Le curiosità sulle traduzioni di Bella Ciao non si fermano qui, ma noi non vi sveliamo altro perché come al solito speriamo di avervi incuriosito abbastanza per spingervi a leggere il libro. Lo trovate in versione Kindle al prezzo popolarissimo di 5,99 €, oppure in formato cartaceo al costo di 8,55€.