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Madame Bovary e i Buddenbrook

Per questo appuntamento di #traduzioneacolazione abbiamo scelto di parlarvi di Madame Bovary e i Buddenbrook – Traduzioni, traduttori, traduttrici, edito da tabedizioni. Si tratta di una tesi di laurea che ripercorre le prime traduzioni di due pietre miliari della letteratura: Madame Bovary di Gustave Flaubert e I Buddenbrook di Thomas Mann.

Questa però è soprattutto la storia di Liliana Dal Gobbo e della sua ricerca. La nostra autrice si è laureata nel 1979 in scienze politiche e dopo essere andata in pensione, ha deciso di prendere una seconda laurea in lettere moderne nel 2016. Come si legge nella prefazione, a cura della sua insegnante di letterature comparate, Maria Gabriella Riccobono, il motto “la curiosità è la madre della scienza” descrive bene Liliana. Con queste premesse non c’è da stupirsi dunque che, quando si è imbattuta nella traduzione curiosa, se non imprecisa, di un paio di passaggi dei due testi, la nostra autrice abbia deciso di andare a fondo della questione. Armata di pazienza e tenacia, Liliana ha passato in rassegna le traduzioni nelle principali lingue europee moderne di Madame Bovary tra Otto e Novecento e lungo tutto il Novecento nel caso de I Buddenbrook.

Prima di parlarvi dei risultati, è meglio specificare secondo quali criteri è stato condotto questo studio. Liliana Dal Gobbo apprezza una traduzione fedele al testo sorgente sia dal punto di vista del significato, che dello stile. Quanto alla parafrasi, la accetta purché sia necessaria a spiegare passaggi difficili del testo fonte. Nella tesi non viene soltanto analizzata la traduzione dei passaggi incriminati, ma anche la riproduzione fotografica delle copertine, con una particolare attenzione a modifiche del titolo dell’opera, laddove presenti. Inoltre, per inquadrare meglio alcune rese terminologiche o stilistiche, viene anche fornito un profilo accurato di chi ha tradotto il testo, consentendo a un mondo di voci e storie poco note di emergere e sorprendere il pubblico.

Esaurite le dovute premesse, passiamo a illustrarvi alcune chicche che hanno catturato la nostra attenzione.

Partiamo da Madame Bovary. Vediamo la parte presa in esame:

Mais ce n’était pas tout que d’avoir élevé son fils, de lui avoir fait apprendre la médecine et découvert Tostes pour l’exercer: il lui fallait une famme. Elle lui en trouva une; la veuve d’un huissier de Dieppe, qui avait quarante-cinq ans et douze cebt livres de rente.

Quoique’elle fût laide, sèche comme un cotret, et bourgeonnée comme un printemps, certes madame Dubuc ne manquait pas da partis à choisir. Pour arriver à ses fins, la mère Bovary fut obligée de les évincer tous et elle déjoua méme fort habiliment les intrigues d’un charcutier qui était soutenu par le prétes.

In questa parte di testo, alla fine del primo capitolo, Charles viene descritto come un mediocre succube della madre che è decisa a trovargli moglie. Gli viene imposta la vedova di Dieppe, più anziana di lui, magrissima e “bourgeonné comme un printemps”. L’analisi si concentra in particolare sulla resa di questo sintagma, sia in traduzioni professionali, sia in traduzioni d’arte firmate da nomi come Diego Valeri o Natalia Ginzburg, delle quali sono particolarmente interessanti le note. Come diventerà, di versione in versione, la povera vedova? Fiorita? Bozzolosa? Foruncolosa? Non vi sveliamo altro. Ci limitiamo a spoilerare che una delle versioni che ha più convinto la nostra autrice è quella di Eleanor Marx. Sì, avete capito bene, la figlia più intellettuale e politicamente impegnata di Karl Marx. L’esistenza di Eleanor Marx pare riflettersi in quella di Emma Bovary, l’amore deludente, la frustrazione, arrivando allo stesso tragico epilogo. Nella prefazione alla sua traduzione, Eleanor dedica a Emma queste parole “La sua vita oziosa è inutile. E questa donna forte sente che deve esserci un posto per lei nel mondo, deve esserci qualcosa da fare; e sogna. […] In tutta la letteratura non c’è forse nulla di più patetico del suo sforzo disperato di “innamorarsi”.”

Passiamo ora a I Buddenbrook. L’estratto preso in esame è all’inizio del primo capitolo della parte settima del romanzo. Tony Buddenbrook, qui signora Permaneder, è nella sala da pranzo con la famiglia per la cerimonia del battesimo del nipote. Il passaggio inizia con un indiretto libero in cui l’autore si immedesima con ciò che pensa Tony Buddenbrook:

Taufe!… Taufe in der Breitenstrasse!

Alles ist vorhanden, was Mme. Permaneder in Tagen der Hoffnung träumend vor Augen sah, alles: Denn im Eßzimmer am Tische – behutsam und ohne Geklapper, das drüben im Saale die Feier Stören würde – füllt das Folgmädchen Schlagsahne in viele Tassen mit kochend heißer Schokolade

La ricerca comparativa di Dal Gobbo si è concentrata sulla resa dell’ultima frase e in particolare del verbo “füllen”. La ragazza (Domestica? Cameriera?) cosa combina con tazze, cioccolata e panna? Le “riempie con cioccolata calda fumante e panna montata”? “Empie di cioccolata bollente e di panna montata numerose tazze”? Oppure “colma di panna montata molte tazze di cioccolata bollente”? Anche in questo caso lasciamo a voi scoprire le tante versioni prese in esame dall’autrice e a quali conclusioni è giunta dopo averle confrontate.

Prima di salutarvi, vorremmo citare una storia che ci ha colpito, quella di Anita Rho. Trasferitasi con la famiglia a Torino nel 1931, Anita iniziò a collaborare con l’editore Carlo Frassinelli traducendo autori di letteratura tedesca per la collana “Biblioteca Europea”. A Torino viveva nella casa della zia Barbara Allason, letterata, germanista, traduttrice e autrice di Memorie di un’antifascista 1919-1940. Casa Allason era un ritrovo per l’élite antifascista torinese fino a diventare una sede operativa del gruppo torinese di Giustizia e libertà. Da lì passarono tutti, Benedetto Croce, Carlo Levi e perfino Leone Ginzburg che venne arrestato insieme ad Anita e Barbara nel 1934. La zia confessò e si impegnò a interrompere ogni attività politica, Anita invece partecipò alla Resistenza torinese, venne nuovamente arrestata e poi liberata. Dopo la guerra, il 25 gennaio 1950, Cesare Pavese le propose di tradurre I Buddenbrook per la collana “Supercoralli” di Einaudi. Il nostro racconto si ferma qui, ma se volete approfondire la storia di Allason e Rho vi rimandiamo a un articolo della rivista Tradurre a questo link, https://rivistatradurre.it/zia-barbara-e-anita-1-2/.

Speriamo di avervi incuriosito abbastanza da voler leggere questa ricerca. Ci piace sempre quando una tesi, dopo tanto lavoro, trova il giusto riconoscimento e siamo felici di contribuire, nel nostro piccolo, a darle visibilità.