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Federico Sacchi, narrare la musica

“Narrare” la musica – Intervista al musicteller Federico Sacchi

Ciao Federico, grazie per aver accettato di essere un equiLIBRIsta e di rispondere alle nostre domande. Intanto, ti va di presentarti e di spiegare ai nostri lettori che cosa vuol dire essere un musicteller?

Un musicteller essenzialmente è un narratore di musica che con i suoi racconti riesce a restituire al presente gli artisti e il loro passato, proiettandoli verso il futuro. Hai presente la creatura di Frankenstein? Ecco, immaginane una composta da pezzi di Paolini, Buffa e Lucarelli che racconta storie di musica gesticolando come l’Alberto Angela dei bei tempi. Forse è un’immagine un po’ disturbante ma efficace per darti un’idea di massima di cosa faccio. Definisco le mie performance “esperienze d’ascolto”, veri e propri documentari dal vivo che fondono storytelling, musica, teatro, video. La sfida è quella di ridare valore alla musica attraverso il racconto e l’ascolto condiviso, rimettendo al centro la funzione socio culturale della musica, stimolare la curiosità e offrire all’ascoltatore degli strumenti critici per orientarsi. Non esattamente una passeggiata di salute, ma negli ultimi sei anni ho dedicato tutte le mie energie per raggiungere l’obiettivo che mi ero prefissato. Ho scritto e messo in scena 24 di quelle esperienze d’ascolto, principalmente dedicate ad artisti dimenticati o mistificati. Tra gli artisti che ho raccontato nel corso degli anni: Donny Hathaway, Terry Callier, Judy Garland, Bill Withers, Sylvester, Jorge Ben, Lee “Scratch” Perry, Stevie Wonder, Gil Scott-Heron, Nino Ferrer e i Talk di Mark Hollis (questi ultimi due con il progetto reDISCOvery).

 

Dopo aver partecipato alle tue esperienze d’ascolto nei teatri, ora ti seguiamo anche nella tua avventura online. Ogni volta ci chiediamo quante letture, oltre agli ascolti, ci sono dietro la preparazione di uno spettacolo. Ti va di parlarci di quali fonti consulti quando studi un personaggio o un gruppo?

Per prima cosa devo scegliere che storia raccontare. Può essere quella di un artista, un movimento culturale o un personaggio che ha ispirato il mondo della musica (penso ai miei lavori “Inspired By the King – la colonna sonora di un sogno” e “Inspired by the King EXTRA TRACKS” dedicato all’influenza esercitata da Martin Luther King sulla musica degli ultimi 60 anni). Posso dire di avere uno straordinario talento nel ficcarmi in gineprai senza senso, scegliendo storie incasinatissime che normalmente mi devasteranno a livello emotivo.

Poi c’è la lunghissima fase della ricerca e della documentazione, che spesso richiede mesi. E qui si entra in un universo a sé stante, quello della saggistica musicale POP (con pop intendo tutto quello che non riguarda la musica classica e alcune cose del jazz). Ci sono le biografie, i saggi sulle varie scene musicali, ma se vuoi raccontare storie di artisti “minori” il grosso delle informazioni sta nei libretti degli LP e dei CD. Mi spiego meglio. All’inizio degli anni ’90, quando il CD soppianta quasi completamente l’LP come supporto, nasce l’esigenza di convincere milioni di appassionati in tutto il mondo a ricomprare gli stessi dischi che già possedevano. Le case discografiche decidono di puntare sulla rimasterizzazione digitale del suono, sull’aggiunta di Bonus tracks e sulla sete di notizie degli appassionati commissionando ai più prestigiosi giornalisti musicali e musicologi del POP la scrittura di saggi da includere nei libretti dei CD. Nel caso dei cofanetti con più CD il libretto spesso si trasforma in un vero e proprio libro che però non viene mai pubblicato separatamente dal supporto musicale. Il passare degli anni e la proliferazione di etichette specializzate nelle ristampe hanno fatto sì che si codificasse quello che potremmo definire un vero e proprio sottogenere letterario, quello delle “reissue liner notes”. Per farti capire la dimensione raggiunta da questo fenomeno è nata una categoria ai Grammy Award per premiare le migliori! Per fare un esempio, quando ho scritto il mio spettacolo su Donny Hathaway ho letto vari testi in cui veniva citato, ma la fonte documentale principale sono stati i saggi inclusi nelle ristampe degli album e dei cofanetti antologici.

Un’altra lettura fondamentale sono le recensioni e le interviste rilasciate alle riviste musicali dell’epoca, perché sono le uniche testimonianze in tempo reale di come un artista e la sua musica vennero accolti nel loro tempo. E qui ci si scontra con la dura realtà: un’enorme quantità di informazioni è andata perduta. Negli ultimi 15 anni le emeroteche di tutto il mondo hanno subito un radicale ridimensionamento, soprattutto per quanto riguarda gli archivi. Decine di miliardi di riviste di musica pubblicate tra la metà degli anni ’60 e la metà degli anni ’90 sono state mandate al macero perché considerate poco più che carta straccia. Chiaramente non è stato digitalizzato quasi nulla di tutto quel materiale (per quanto riguarda il nostro paese siamo molto vicini allo 0%). Nelle mie ricerche quando non sapevo più dove sbattere la testa mi sono sempre mosso in due direzioni: trovare appassionati disposti a condividere la loro collezione (quello che mi è successo per la preparazione dei Talk) o riuscire ad avere accesso all’archivio privato degli eredi dell’artista (Nino Ferrer). La ricerca delle fonti può diventare avventurosa quanto la storia che andrai a raccontare, ma non ti nascondo di essere molto preoccupato per quello che succederà nei prossimi anni.

Dopo la fase di documentazione si passa alla fase più delicata. Rielaborare tutto quel materiale, trovare le connessioni tra fonti e punti di vista così diversi e rendere il tutto spettacolare. Con gli anni sono riuscito ad arrivare a una forma di comunicazione che mi permette di riportare in modo appassionato e coinvolgente il risultato di ricerche rigorose, che è quello che dovrebbe fare il teatro di narrazione divulgativo. Sulla reale efficacia dei miei sforzi non posso esprimermi, quello dovete dirmelo voi!

 

Quanto influiscono le parole dei brani che proponi durante gli spettacoli sul tuo racconto?

Per farti capire quanto sono importanti posso dirti che durante un’esperienza d’ascolto il pubblico ha la possibilità di leggere in tempo reale la traduzione dei testi di tutte le canzoni che sta ascoltando. In Italia non lo fa quasi nessuno e la trovo una cosa assurda: è fondamentale che tutti possano comprendere di che cosa si sta parlando. Io mi occupo principalmente di artisti anglofoni, e non devo certo spiegarvi quanto sia bassa la percentuale delle persone in grado di comprendere il testo di una canzone. C’è poi un’altra cosa da tenere in considerazione: a seconda di come viene interpretato dal cantante, il testo di una canzone assume significati completamente diversi. L’interpretazione è legata alla vicenda umana e artistica dell’artista, che a sua volta è influenzato dal contesto socio-culturale in cui opera, portandolo a fare una scelta stilistica piuttosto che un’altra. Mi è capitato più di una volta di comprendere il vero significato di un testo solo quando sono venuto a conoscenza dei fatti che hanno portato l’artista a scrivere quel testo. Quindi, la comprensione o meno del testo di un brano da parte mia può cambiare radicalmente il racconto e di conseguenza quello che il pubblico si porterà a casa alla fine dello spettacolo.

 

Possiamo solo immaginare la quantità di vinili che possiedi, ma la tua libreria come si compone? Cosa legge un musicteller quando non è su un palco, reale o virtuale? La lettura ti aiuta a trovare ispirazione per i personaggi da raccontare?

Un musicteller (come qualsiasi altro divulgatore) purtroppo dedica la maggior parte della sua vita di lettore ai saggi musicali. Proprio per questo da anni cerco di privilegiare quelli in cui l’autore non si concentra solo ed esclusivamente sulla musica ma fornisce un quadro storico/politico/sociale più ampio. Questo mi ha permesso di scoprire movimenti artistici, film, autori e personalità con cui diversamente non sarei mai entrato in contatto, perché il rischio più grosso per chi racconta storie di musica è quello di cadere nel “nerdismo”, di usare un linguaggio comprensibile solo a una ristretta cerchia di appassionati, mentre il mio obiettivo è di arrivare (nel limite del possibile) a tutti. Se poi vuoi sapere cosa leggo per piacere ti posso dire che continuo a coltivare la mia trentennale passione per l’arte sequenziale (non faccio distinzione tra fumetto alto e basso, sono tutte sciocchezze, ci sono pessime Graphic Novel ed eccellenti fumetti seriali) e la letteratura nord americana della seconda metà del XX secolo, più alcuni autori feticcio di cui ho letto (quasi) tutto: Jean-Patrick Manchette, Philip Dick, Valerio Evangelisti e i Wu Ming… ora che ci penso, tutti grandissimi appassionati di musica. Niente, non ce la posso fare!

 

Hai qualche consiglio di lettura per gli appassionati di musica?

Vi consiglio tre libri che hanno avuto un ruolo fondamentale nella mia formazione musicale e successivamente sono stati fonte inesauribile di ispirazione per la mia attività di musicteller.

 

–  Peter Guralnick Sweet Soul Music – Il Rhythm ‘n’ blues e l’emancipazione dei neri d’America (prima edizione USA 1986 – pubblicato in Italia da Arcana). Mi permetto di rubare l’incipit dell’introduzione: “Questa è prima di tutto una storia: la storia di un particolare genere di musica ma, mi auguro, anche qualcosa di più”. Potrei anche fermarmi qui. Il testo che insieme al film “Blues Brothers” riportò in tutto il mondo l’attenzione sul “Classic Soul” degli anni ’60. Scorrevole come un romanzo, pieno di aneddoti meravigliosi grazie alle più di cento interviste a musicisti, tecnici del suono, discografici, faccendieri effettuate dall’autore appena in tempo prima che molti di quelle leggende ci lasciassero. Ogni 3-4 anni lo rileggo per intero e continuo a consultarlo all’occorrenza da più di 20 anni. Da quando è stato scritto sono emerse un sacco di informazioni che lo rendono inesatto o lacunoso in alcuni passaggi, ma nessuno è riuscito a riportare con mirabile equilibrio tra distacco giornalistico e foga dell’appassionato l’unicità di quel momento irripetibile.

 

– Alex Ross Il resto è rumore – ascoltando il XX secolo (Bompiani 2009). È possibile rendere accessibile, cool e sexy la musica classica del ‘900? Mission (almost) impossible. E infatti ci è riuscito solo un autore e giustamente ha vinto il National Book Critics Circle award, il the Guardian First Book Award ed è arrivato in finale al Pulitzer. Un compendio della musica colta del XX secolo dalla Salomé di Strauss fino ai Sonic Youth con più ritmo e brio del 90% delle biografie rock pubblicate negli ultimi 40 anni. E poi come fai a non amare uno che paragona la prima della Sagra della primavera di Stravinskij all’uscita di Anarchy in the Uk dei Sex Pistols?

 

Eddy Cilia – Federico Guglielmi Rock 1000 dischi fondamentali (più cento dischi di culto)” (Giunti 2019)

C’era una volta Mucchio Extra, esperimento editoriale nato all’inizio dei 2000 come costola della storica rivista Mucchio Selvaggio, ma affermatosi nel giro di pochissimo come IL trimestrale di approfondimento musicale italiano. Quando lo acquistavo la prima cosa che andavo a leggere era la lista dei “100 (o 50) album fondamentali del… (aggiungere una decade o genere musicale a piacimento)”. All’epoca avevo poco più di 20 anni e quelle liste mi aprirono universi musicali sconosciuti. Molti di quei numeri andarono nel corso degli anni fuori catalogo, così vista la grande richiesta, una selezione ragionata di quelle liste divenne un libro, che nel 2019 è stato ripubblicato in un’edizione completamente riveduta, corretta e aggiornata che a questo punto rasenta la perfezione nella selezione dei dischi e nella capacità degli autori di stimolare la curiosità del lettore. Il primo libro in assoluto che vi consiglio di acquistare per costruire la colonna sonora della vostra quarantena.

 

Grazie per averci dedicato il tuo tempo e grazie per i tuoi consigli di lettura!

 

E noi ringraziamo Ilenia Gradinello, che ha fatto questa intervista per noi. Se volete seguire Federico ed essere sempre aggiornati sui suoi spettacoli, lo trovate su Facebook (Federico Sacchi), su Instagram (federicosacchi_musicteller) e sul suo sito (www.musicteller.it)