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La traduzione dei brevetti

Con la #traduzioneacolazione di oggi vi serviremo un po’ di contesto. “In che senso?”, direte.

A breve partirà la prima edizione del corso “La traduzione dei brevetti” di WiP, così abbiamo pensato che fosse utile fornire alle persone che si sono già iscritte, e a chiunque fosse interessato, un quadro generale della materia che affronteremo.

Il corso si occuperà degli aspetti prettamente traduttivi, tuttavia, come ben sa chi fa il nostro mestiere, prima delle competenze tecniche e linguistiche, occorre conoscere il contesto in cui ci si muove.

Oggi vi presentiamo una piccola selezione di libri che parlano dei brevetti da punti di vista diversi, sono rivolti a differenti tipologie di pubblico e possono aiutare a costruire un quadro, se non esauriente, un po’ meno nebuloso, di questo mondo così sfaccettato.

I primi sono due testi “da manuale” che trattano la materia dalla prospettiva dei famosi “professionisti”, figure lontane e quasi mitologiche per chi i brevetti li traduce, ma che vanno conosciute e seguite perché sono le migliori fonti di informazioni sul settore.

Partiamo da chi i brevetti li scrive. “Brevetti e Invenzioni” di Valerio Lunati è un testo del 2019, quindi piuttosto recente, e ci fa conoscere una figura chiave del settore, il Patent Attorney, o mandatario, un professionista che ha competenze sia tecnico-scientifiche, sia giuridiche e guida le aziende “richiedenti” nel percorso di brevettazione. Il libro è rivolto a potenziali clienti dell’autore ed è quindi scritto in modo accessibile a non addetti ai lavori e corredato da esempi molto pratici. Nel capitolo dedicato a come deve essere scritto un brevetto per essere efficace, offre spunti molto utili al traduttore brevettuale, perché ci fa capire con quali intenzioni e seguendo quali parametri sono redatte la descrizione e le rivendicazioni, due parti fondamentali di questi documenti. Il testo restituisce anche un’idea di quante implicazioni economiche ci siano dietro i brevetti e di quanto possano essere parte integrante di una strategia di crescita aziendale.

Passiamo ora a una guida pratica: “La proprietà intellettuale e i brevetti”, Di Renzo Editore. Gli autori si possono considerare esperti del settore: Maria Vittoria Primiceri e Bruno Conquantini sono una chimica e un ingegnere aeronautico e hanno entrambi esperienza come esaminatori e consulenti brevettuali. Il libro è un manuale scritto in modo semplice e accessibile anche a chi non ha competenze giuridiche e spiega molto bene che cosa si intende per Proprietà Intellettuale e Industriale, che cos’è un brevetto, cosa si può brevettare e quali procedure di deposito esistono. All’interno del capitolo sui requisiti di brevettabilità viene spiegato in modo chiaro che non tutti i settori sono uguali e in alcuni casi la legislazione si adatta all’evoluzione della tecnologia. Ad esempio la tutela del software è cambiata e negli anni l’EPO (European Patent Office) ha iniziato a concedere brevetti anche per i software, ma a precise condizioni, vi lasciamo scoprire quali leggendo il libro. Lo stesso vale per i brevetti in campo chimico-farmaceutico e in quello della Life Science. In questa sezione viene descritta la differenza tra i brevetti meccanici e quelli chimici e viene dedicato uno spazio specifico alle invenzioni biotecnologiche e a tutte le problematiche connesse alla loro tutela. Infine, in appendice si trova un pratico glossario della Proprietà Intellettuale, molto utile per chi deve conoscere i tecnicismi di questo ambito.

Certi che chi traduce non si lasci spaventare da un pizzico di complessità, vi proponiamo anche due testi scritti da un punto vista molto diverso e piuttosto critico nei confronti della Proprietà Industriale. Si tratta de “Il mondo sotto brevetto” e “Il mondo del cibo sotto brevetto” scritti da Vandana Shiva. Shiva è una fisica ed economista indiana. Attivista politica radicale e ambientalista, nel 1993 ha vinto il Premio Nobel Alternativo. Shiva critica l’uso dei brevetti “sul vivente” e in particolare sulle sementi. In questi due saggi, oltre alla sua posizione politica, emerge anche un’analisi storica del brevetto e della sua evoluzione soprattutto nel campo delle biotecnologie. Abbiamo così modo di approfondire anche come è cambiata negli anni la legislazione in India, dotandoci di qualche strumento in più per capire la complessità delle relazioni internazionali in ambito brevettuale. Che si condivida o meno il pensiero di Shiva, i suoi saggi restituiscono molto bene le implicazioni non soltanto economiche, ma anche politiche ed etiche dei brevetti.

Infine, chiudiamo in leggerezza, come si conviene a una colazione bilanciata. “Il libro degli incredibili brevetti” attraverso 120 tavole originali raccoglie le invenzioni che hanno cambiato la nostra vita. Sfogliandolo, possiamo scoprire quanto i brevetti permeino la nostra quotidianità senza che ce ne rendiamo conto. Sapevate che Kermit la rana è stata brevettata nel 1959? Il suo inventore Max Fleischer ricavò il prototipo da un cappotto femminile recuperato da un cassonetto e da due palline da ping pong. Se da piccoli sognavate di fare gli astronauti, vi farà piacere sapere che le tute spaziali su misura hanno iniziato a essere prodotte e usate a partire dal 1968, ma il brevetto è stato depositato solo nel 1972. L’attrezzatura pesava 172 Kg che, al netto della ridotta forza di gravità, erano percepiti dagli astronauti “solo” come 14. Se siete arrivati a questo punto dell’articolo, probabilmente lo dobbiamo al caffè di metà mattina che state sorseggiando. Sapevate che nel XVI secolo il caffè ha rischiato di essere messo al bando? Alcuni religiosi chiesero a papa Clemente VII di proibire “l’oscura bevanda dell’Islam”, ma il pontefice dopo averla bevuta disse: “L’aroma del caffè è una cosa troppo gradevole per essere opera del Maligno.” Se siete amanti dell’americano, sappiate che la macchina con cui lo avete preparato ha una storia antica. Il perculateur sarebbe stato inventato dal fisico statunitense Benjamin Thompson, conte di Rumford, nel 1806. Nel 1910 Myers ne brevettò una versione più sofisticata, dotata di un meccanismo che impediva al sacchetto del caffè di aprirsi. Se invece preferite il caffè all’italiana, sappiate che la Moka è stata inventata nel 1933 da Bialetti e che il suo design unico le ha fatto meritare un posto al MoMa di New York.

Nella speranza di avervi incuriosito abbastanza per approfondire, vi aspettiamo al corso “La Traduzione dei brevetti” per imparare insieme come muoversi in questo settore tanto complesso quanto affascinante.

 

Ringraziamo Ilenia Gradinello, che ha scritto per noi questo articolo e che sarà la docente del corso.