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Scrivere traduzioni

L’8 febbraio abbiamo ricevuto una graditissima copia del libro Scrivere traduzioni – Diciannove dialoghi sulla professione, la lingua e la letteratura, a cura di Paola Mazzarelli, che nel mondo della traduzione non ha bisogno di presentazioni, così come non ne hanno bisogno Susanna Basso, Franco Nasi, Yasmina Melaouah e gli altri nomi che fanno capolino nell’indice.

Quando Gianfranco Petrillo, fondatore della mitica rivista online Tradurre, ha annunciato la chiusura della testata invitando chi lo desiderava a prenotare una copia di Scrivere traduzioni, non ce lo siamo fatto ripetere due volte. Il libro racchiude tutte le interviste pubblicate sulla rivista con cadenza semestrale e quindi, anche se ormai non è più possibile averlo “fisicamente”, non disperate: le troverete una per una online. Noi ci limiteremo a segnalarvi quelle che abbiamo ritenuto più interessanti e a lasciarvi il link per leggere l’intervista intera direttamente online.

Partiamo da Primo Levi  americano. A colloquio con Domenico Scarpa. L’intervista è a cura di Susanna Basso, e ci interessa particolarmente perché da poco, in uno degli ultimi post di #traduzioneacolazione, vi abbiamo parlato proprio di Primo Levi e del suo rapporto con la traduzione (trovate l’articolo a questo link: Primo Levi e il suo rapporto con la traduzione). Domenico Scarpa è consulente del Centro Internazionale di studi Primo Levi di Torino ed è ovviamente un profondo conoscitore dell’opera leviana. Grazie alle domande puntuali di Basso, lo scrittore ci accompagna in una breve analisi del linguaggio di Primo Levi, svelandoci, tra le altre cose, una sua peculiarità: “il suo uso spiccatamente etimologico del linguaggio, sicché per tradurlo correttamente è utile chiedersi quale sia la prima radice della parola o dell’espressione che sta usando, dato che Levi le adopera spesso – e in maniera spiazzante – proprio in quella modalità strettamente etimologica. Questo suo particolare talento mi ha indotto a parlare di un uso radicale del linguaggio”. https://rivistatradurre.it/si-e-guadagnato-si-e-perso/

Proseguiamo con A parole incrociate. Otto domande a noi stessi circa Finnegans Wake. Come suggerisce il titolo stesso, in questo caso intervistatore e intervistati coincidono. Fabio Pedone ed Enrico Terrinoni hanno tradotto i libri III e IV della mastodontica opera di James Joyce (parliamo di oltre 600 pagine solo per questi due libri). Noi non abbiamo letto Finnegans Wake, ma alla fine dell’intervista ci siamo trovati d’accordo con Franco Nasi che, nel suo Tradurre l’errore (di cui vi abbiamo parlato tempo fa a questo link: L’energia dell’errore) dice che il libro è stato “eroicamente tradotto in italiano da Terrinoni e Pedoni”. Perché “eroicamente”? Perché il testo è intriso di errori voluti, giochi di parole, neologismi e lingue inventate (ben 40!). Basta un assaggio della minestra per capire che, forse-forse, piuttosto che finirla tutta è meglio saltare dalla finestra:

He am Gascon Titubante of Tegmine – sub – Fagi whose fixtures are mobiling so wobiling befear my remembrandts” (“Son’egli Guascon Titubans di Tegmine – sub – Fagi, i cui annessi e connotati sono tanto tremuli e mobili da farmi tremar le remembrantze.”) https://rivistatradurre.it/a-parole-incrociate/

Concludiamo con Tradurre è scrivere. Qui è Gianfranco Petrillo a dialogare con Ada Vigliani, traduttrice e germanista torinese. Il motivo per cui abbiamo scelto questa intervista è presto detto: Vigliani consiglia ciò che anche noi raccomandiamo sempre a chi frequenta i nostri corsi di traduzione audiovisiva, cioè leggere, e leggere tanto. E scrivere, scrivere tanto. Quando Petrillo la incalza chiedendole se il primo consiglio non debba essere quello di avere (e quindi crearsi) una cultura generale, lei risponde: “Sì, quella senz’altro. Quella è… leggere.” Ci troviamo d’accordo anche quando sostiene che chi si approccia alla traduzione deve osare, lanciarsi: “Molto spesso vedo molta paura nei giovani con i quali ho a che fare in occasione di seminari e workshop. Non tutti naturalmente: ci sono anche quelli che si lanciano. E fanno bene. Perché magari batti il naso una volta, ma la seconda volta non lo batti più.” Parole sante. https://rivistatradurre.it/tradurre-e-scrivere/

Vi salutiamo con una considerazione: una rivista come Tradurre è preziosa non solo per chi traduce da tempo, perché dalla competenza altrui c’è sempre da imparare, ma anche e soprattutto per chi sta maturando l’amore per la traduzione e vuole approfondire. Le interviste e gli studi pubblicati, inaugurati con il Numero 0 nella primavera del 2011, sono lunghi (nell’accezione più positiva del termine), articolati, documentati, pieni di aneddoti e carichi di esperienze. Buona lettura!