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Tradurre come atto personale

Quando traduciamo siamo abituati a farlo per altri, normalmente per i committenti. Avete mai pensato, però, che potremmo tradurre anche per noi stessi, per semplice piacere? È questa la provocazione che lancia Nicola Gardini, traduttore e docente di Letteratura italiana e comparata all’Università di Oxford, nell’articolo di apertura di una pubblicazione che abbiamo scoperto da poco, PoesiaRivista internazionale di cultura poetica.

Gardini afferma che “ci sono traduzioni che il traduttore fa unicamente per sé stesso” e nel dirlo si rende conto che qualcuno potrebbe storcere il naso ritenendo l’idea “assurda”, perché “che senso ha tradurre qualcosa che poi lascerò nel cassetto?”. Per spiegare il proprio punto di vista, Gardini paragona un testo in un’altra lingua (nello specifico quello poetico, data la natura della rivista) a un ospite di cui improvvisamente desideriamo la compagnia al punto da provare una “fame di linguaggio” che trasforma il piacere di tradurre in un languore che poi diventa esigenza. Nessuno ci chiede di tradurre, ma noi sentiamo l’impulso a farlo, per liberare la poesia “togliendola al sistema della lingua di partenza” e portandocela “a casa, nel nostro mondo, dove la sua stranierità possa tornare a sfavillare senza pericolo di affievolirsi”.

I brani a compendio dell’articolo sono esempi di testi che Gardini ha tradotto dal latino e dal greco utilizzando metri canonici italiani e dando a ognuno un titolo di propria invenzione. Troverete inoltre un brano dal Vangelo di Luca e uno del Seneca morale, due testi in prosa che lui ha deciso di rendere in versi per tradurne non l’oggetto, bensì la visione, prendendosi una libertà di cui abbiamo già parlato in questo precedente articolo dedicato alla traduzione della poesia.

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Poesia è una rivista a cadenza bimestrale nata nel 1988 e pubblicata dalla Crocetti, casa editrice fondata nel 1981 da Nicola Crocetti, traduttore di alcuni dei più grandi poeti greci e protagonista di un’impresa a dir poco mastodontica: la traduzione dell’Odissea di Nikos Kazantzakis, un seguito dell’opera di Omero in cui Ulisse, tornato finalmente a Itaca ma non pago delle avventure affrontate fino a quel momento, riprende a viaggiare. 33.333 versi scritti tra il 1925 e 1938 e che hanno richiesto a Crocetti ben sette anni di lavoro. Per approfondire, vi rimandiamo a questo interessante articolo del progetto editoriale Doppiozero.

Nel maggio del 2020 la rivista è passata al gruppo Feltrinelli ed è quindi facilmente reperibile nelle omonime librerie.